𝐂𝐎𝐑𝐎𝐍𝐀𝐕𝐈𝐑𝐔𝐒, 𝐁𝐀𝐌𝐁𝐈𝐍𝐈 𝐄 𝐑𝐀𝐆𝐀𝐙𝐙𝐈: 𝐋𝐚 𝐝𝐨𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐀𝐧𝐭𝐨𝐧𝐢𝐚 𝐕𝐞𝐫𝐚 𝐂𝐡𝐢𝐚𝐫𝐚 𝐅𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨𝐫𝐮𝐬𝐬𝐨 “𝐋𝐞 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐯𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐦𝐞𝐬𝐬𝐞, 𝐯𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐭𝐞. 𝐒𝐨𝐧𝐨 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐢, 𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐯𝐨𝐧𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐢 𝐚 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐫𝐥𝐞 𝐚𝐟𝐟𝐢𝐧𝐜𝐡𝐞́ 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐢𝐧𝐨”.

06 12 2020 Tra nuove restrizioni, protocolli serrati, didattica a distanza e intere classi in quarantena, i bambini sono tra i più colpiti psicologicamente dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Venerdì scorso, nel consueto appuntamento di Vox Populi, in diretta sulla pagina Facebook di Rete Smash, si è parlato del benessere psicologico dei bambini e dei ragazzi in questo delicato periodo, durante un’intervista alla Dott.ssa Antonia Vera Chiara Facciorusso, psicologa e psicoterapeuta.

I bambini sono tra le categorie più colpite in questo periodo di emergenza sanitaria a livello psicologico. Secondo lei quali sono i maggiori problemi che si possono riscontrare? E quando è il momento di rivolgersi a uno specialista?

In questo periodo mi stanno arrivando molte richieste ma devo dire che la maggior parte riguardano adolescenti piuttosto che bambini. I ragazzi, ma così come i bambini, stanno soffrendo molto le limitazioni nella socializzazione. Non possono andare a scuola, in palestra, a scuola di danza, a calcio, non possono vedere i loro amici con regolarità. In molti, quelli più responsabili, non vedono neanche nonni e cugini e si trovano chiusi nel solo ambiente domestico che non sempre è un ambiente sano. Ricordiamo anche che l’adolescenza è un periodo particolare. È un momento di crescita, di cambiamenti fisici, psicologici e relazionali che richiedono una ristrutturazione dell’immagine di se. I ragazzi devono costruire la loro identità e sono alla ricerca di autonomia e indipendenza. il gruppo dei pari diventa fondamentale, vitale in questo percorso di crescita.
In questo momento le occasioni per stare con gli altri sono ovviamente ridotte. La maggior parte dei genitori limitano o addirittura vietano le uscite dei propri figli. I ragazzi però hanno difficoltà a comprendere queste regole perché in fondo non siamo in lockdown come marzo e non ci sono divieti per le uscite ma solo un coprifuoco di orario. Restare a casa è solo un segno di nostra responsabilità ma non ci è stato imposto quindi non tutti lo fanno. Perciò i ragazzi si trovano anche a confrontarsi con amici i cui genitori permettono comunque di uscire ogni giorno per incontrarsi con gli altri compagni.
Queste limitazioni aumentano i contrasti con i genitori ma anche le ansie e influiscono sul tono dell’umore. Ma soprattutto si sta verificando anche un aumento della dipendenza da videogiochi, internet, telefono e tutti i dispositivi elettronici. I ragazzi si rifugiano in questo momento virtuale che rappresenta l’unica alternativa alla scuola. Ovviamente in questo momento i soggetti con ansia sociale si trovano molto più a loro agio perché la pandemia rappresenta un fattore di mantenimento ed una sorta di evitamento delle situazioni sociali.
Le Ansie sono molto accentuate anche dalla scuola. I bambini e i ragazzi si sono sicuramente più adattati alla DaD che oggettivamente quest’anno funziona meglio rispetto all’anno scorso. Ma è inevitabile che la scuola non è più la stessa. Manca il contatto, mancano gli amici.. le lezioni vengono svolte davanti ad un pc, a casa con tutte le distrazioni e con la presenza dei genitori che spesso si sostituiscono ai figli, soprattutto alle scuole elementari. Inoltre un altro elemento da tenere in considerazione è che non tutti i bambini sono in DaD e questo non pone tutti gli alunni nella stessa condizione di apprendimento e le insegnanti sono in difficoltà nel gestire questa didattica mista. Il loro livello di stress è elevato e questo influisce inevitabilmente sui bambini che passano ore ed ore a studiare e si sentono sotto pressione perché le pretese sono alte.
Inevitabilmente c’è un aumento dell’ansia.
Anche in questo caso, l’assenza di una regola unitaria può creare confusione nei bambini che si chiedono il perché loro non possono andare a scuola mentre altri compagni frequentano. C’è comunque un aumento delle difficoltà di concentrazione e un calo di motivazione da parte dei ragazzi proprio dovuto al fatto che la DaD non è uno strumento che può andare bene per tutti i bambini.
La scuola non è solo luogo di socializzazione e trasmettitore di nozioni. È un’agenzia educativa fondamentale proprio come la famiglia. Si potrebbe vivere tanto tempo senza avere contatti con la propria famiglia accontentandosi solo di una videochiamata?
Certo in questo momento siamo tutti d’accordo che è giusto non frequentare per limitare i contagi ma bisogna mettere in conto che questa assenza prolungata può causare qualche danno a livello psicologico e sociale. Per questo si spera che presto si possa tornare a scuola con responsabilità e sicurezza.

Tornando alla domanda: quando rivolgersi ad uno specialista?
Partiamo dal presupposto che questo è un momento difficile per tutti. Viviamo una situazione quasi surreale dove la nostra vita è cambiata. Il COVID sta diventando un evento scatenante di molte problematiche, nel senso che sta influendo notevolmente sulla manifestazione di molti sintomi.
I bambini sono molto resilienti e si adattano più facilmente alle situazioni ma non dobbiamo sottovalutarli. Occorre rivolgersi ad uno specialista ad esempio quando l’ansia diventa eccessiva o sfocia in veri e propri attacchi di panico o quando i bambini iniziano a manifestare difficoltà scolastiche, di concentrazione, attenzione che molto spesso sono associate proprio ad una diminuzione del tono dell’umore o un aumento dell’ansia. Oppure se manifestano comportamenti aggressivi ed eccessiva dipendenza dagli strumenti tecnologici. Ogni segnale potrebbe essere importante. Il mio consiglio comunque resta sempre quello di confrontarsi in un primo momento con il pediatra che conosce bene la storia del bambino/ragazzo e poi eventualmente valutare un approfondimento diagnostico da uno psicologo. Considerando che il servizio pubblico lavora solo sulle urgenze, la figura del pediatra è fondamentale per selezionare chi effettivamente ha bisogno.

In che modo si possono aiutare i bambini che inevitabilmente sono limitati in tante loro attività, nella socializzazione, nei propri affetti?

Ovviamente, come dicevo prima, la vita dei bambini e ragazzi è cambiata. Si è passati dall’essere iper stimolati con tante attività ad essere chiusi in casa per la maggior parte del tempo. Non si può andare a scuola, a calcio, a scuola di danza, non si possono vedere i nonni e i parenti. Questo rende difficile anche molti trattamenti in psicoterapia ma come dico sempre ai miei pazienti, bisogna essere resilienti, dobbiamo adattarci ed utilizzare i mezzi che abbiamo a disposizione in questo momento. È vero che non è la stessa cosa ma si possono fare videochiamate con amici e parenti. Si possono fare videochiamate di gruppo. Alcuni dei miei pazienti vedono insieme in videochiamata le serie tv o i programmi mentre mangiano i pop corn. In molti mi dicono, ma non è la stessa cosa. Ma bisogna usare anche un po’ di fantasia e mantenere comunque i contatti sociali.
Per i bambini più piccoli è determinante il ruolo dei genitori, è necessario tenerli impegnati, proporgli delle attività, dei giochi, dei momenti di condivisione (fare un dolce, la pizza, realizzare disegni, colorare)
I bambini così come i ragazzi però hanno anche bisogno comunque di uscire, hanno bisogno di fare, di tenersi attivi. È consigliabile proporgli di fare un po’ di attività sportiva all’aperto o anche solo una passeggiata. Ai ragazzi è possibile concedere un’uscita settimanale anche di un paio di ore ovviamente tutto questo nel massimo rispetto delle regole ed evitando gli assembramenti.

Che consigli si sente di dare ai genitori affinché trasmettano ai propri figli i comportamenti giusti da adottare in questo periodo senza che questi diventino una sorta di castighi?

Il consiglio che do da sempre ai genitori e’ quello di essere da esempio per i propri figli. Se noi genitori siamo i primi a rispettare le regole, loro per imitazione si comporteranno esattamente come noi. Questo vale soprattutto per i bambini.
Con i ragazzi è un po’ diverso. Come dicevo prima, considerando la loro fase di crescita, non sempre sono in grado di valutare il rischio ma soprattutto non sempre percepiscono il pericolo del contagio. Inoltre il loro bisogno primario è quello di uscire, di stare con i loro pari. Le limitazioni vengono percepite come divieti o come ingiustizie vere e proprie.
I genitori devono comunicare con i loro figli e spiegargli in modo sincero quello che sta accadendo. Fargli capire che tutto dipende dai nostri comportamenti ma soprattutto che è necessario stare a casa per limitare i contagi. Anche xké è solo in questo modo che la nostra vita potrebbe piano piano tornare alla normalità. È importante che loro facciano capire l’importanza del rispetto delle regole ma soprattutto che trasmettano valori quali sensi civico, responsabilità e rispetto per se stessi e per gli altri.
Le regole vanno sempre trasmesse, vanno date. Sono fondamentali ma ripeto dobbiamo essere noi i primi a rispettarle affinché loro le interiorizzino. Come spesso accade, bisogna fare dei compromessi e permettere qualche concessione ed un po’ di fiducia. Un’uscita settimanale ad esempio può essere importante ma sempre nel rispetto delle regole.
Bisogna inoltre evitare di imporre regole senza spiegare il perché. I bambini e ragazzi sono ben informati sulla situazione attuale ma è giusto che noi genitori facciamo capire che i nostri non sono divieti ma che ognuno di noi deve fare la propria parte in questo momento e quindi bisogna tutelare la salute di tutti, soprattutto dei più fragili.

Cosa ne pensa della DAD a livello psicologico per un bambino?

Come ho ampiamente detto, i bambini sono fatti per stare con gli altri. La scuola è un LUOGO, un POSTO con un’importanza fondamentale. Proprio come la nostra CASA. Se pensiamo alla scuola solo come un trasmettitore di nozioni, penso che farla a casa non rappresenterebbe nessun problema. Ma la scuola non è solo questo. È un luogo di socializzazione, è un’agenzia educativa fondamentale per la crescita di ogni bambino.
Io penso che la DaD al momento rappresenta un’alternativa, forse l’unica che abbiamo in questo momento pandemico in cui la nostra salute fisica è fondamentale. Però è impensabile utilizzare questo strumento per lunghi periodi perché ci potrebbero essere delle conseguenze a livello emotivo, cognitivo e sociale nei bambini, soprattutto alle elementari.
La casa non può sostituire la scuola così come i genitori non possono sostituire le insegnanti. La maggior parte dei genitori lavora e non riesce a seguire i figli. Pensiamo anche a chi ne ha più di uno. Inoltre a casa i bambini sono più distratti. Molti ragazzi fanno la Dad a letto sdraiati. Ovviamente tutto questo influisce molto con la motivazione ed il rendimento.
Pensiamo anche ai bambini delle materna che non abbiamo proprio citato, per loro non esiste la DaD ma comunque perdono tante occasioni oltre che di socializzazione anche di apprendimento ed a casa i genitori non sempre possono o non sono in grado di seguirli adeguatamente e quindi si ritrovano incollati alla tv o allo smartphone. Tutto questo non va bene.
Io ritengo che le scuole possono essere luoghi sicuri per come sono state organizzate. In questo momento però in cui la curva dei contagi è così elevata, ogni alunno può essere un veicolo di contagio per cui anche se non sono favorevole alla DaD, la vedo come l’unica alternativa che abbiamo ma ovviamente spero che presto i nostri ragazzi possano tornare in presenza rispettando le regole e comportandosi in modo responsabile.

🖋Stefania Consiglia Troiano

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