È morto all’età di 79 anni, nel reparto sanitario del carcere di Parma,Raffaele Cutolo, fondatore nonché capo della Nuova Camorra Organizzata.
Nato nel 1941 ad Ottaviano, paese della provincia di Napoli ai piedi del Vesuvio, la figura criminale di Raffaele Cutolo ha ispirato il film “Il camorrista”, girato dal futuro regista premio Oscar Giuseppe Tornatore e tratto dal libro del giornalista Giuseppe Marrazzo, e a lui facevano pensare i versi della canzone di Fabrizio De André “Don Raffaé”.
Nel 1991 gli uccisero il primo figlio, Roberto, assassinato in un agguato a Tradate, in provincia di Varese.
Più volte condannato all’ergastolo, commise il primo omicidio nel 1963, uccidendo un ragazzo al culmine di una lite. Da quel momento, iniziò la parabola criminale del boss. Era in cella da una quarantina d’anni, gli ultimi 25 anni in regime di 41 bis.
Un anno fa aveva ingaggiato la sua ennesima battaglia contro la giustizia italiana, chiedendo il rinvio dell’esecuzione della pena, con detenzione domiciliare, per consentire all’ex padrino di curarsi. Ma il tribunale di Sorveglianza di Bologna non si era limitato a ritenere le sue condizioni di salute compatibili con il carcere. I giudici avevano aggiunto che, pur anziano, malato e in cella, Cutolo fosse ancora un simbolo. “Si può ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma – avevano scritto – Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un ‘simbolò per tutti quei gruppi criminali” che continuano a richiamarsi al suo nome.